CHE COS’E’ IL PAPILLOMA VIRUS?

HPV, acronimo di Human Papillomavirus è il virus del Papilloma umano.

L’HPV è l’agente virale responsabile del carcinoma della cervice uterina, primo tumore riconosciuto dall’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), come totalmente riconducibile ad una infezione. Ad oggi, sono stati identificati più di 120 tipi di HPV di cui circa 40 associati a infezioni dell’area genitale.

 

Quali sono i sintomi?

Non esistono specifici sintomi: nelle lesioni benigne a livello vulvo-vaginale, si generano piccole escrescenze carnose (i “condilomi” detti anche “verruche genitali”), a volte biancastre, spesso confluenti tra loro, in alcuni casi piuttosto appariscenti, che possono creare una sensazione di fastidio locale o anche di prurito. Può anche associarsi un’infezione da funghi (una “micosi”) che aumenta il prurito e può dare bruciore. Le lesioni interne da Hpv invece vengono identificate e valutate attraverso un esame specialistico, la colposcopia, che viene effettuato con un apparecchio che dall’esterno dei genitali ingrandisce fortemente l’area’ consentendo al ginecologo di valutare ed eventualmente trattare in maniera adeguata le alterazioni.

 

Quale è l’incidenza?

L’infezione da HPV è l’infezione sessualmente trasmessa più diffusa: quasi l’80% delle donne risulta positiva all’infezione da HPV almeno una volta nella vita. La prevalenza (tutti i casi presenti nel momento dell’osservazione) è maggiore nelle donne sessualmente attive dai 15 ai 24 anni e decresce con l’età. Si riscontra poi un secondo picco di prevalenza nelle donne in età peri-menopausale (intorno ai 45-52 anni), che dipende verosimilmente da una possibile riattivazione del virus contratto in età giovanile, oppure dal cambiamento delle abitudini sessuali e dall’incontro di nuovi partners in età matura. Colpisce anche i maschi che possono andare incontro al tumore del pene e dell’ano e alle manifestazioni fastidiose ma benigne costituite dai condilomi o verruche dei genitali.

I dati dell’Italia: lesioni di lieve/modesta gravità del collo dell’utero vedono almeno 47.000 casi ogni anno, mentre si stimano (per anno) poco meno di 15 mila lesioni a rischio per cancro della cervice uterina e circa 3.500 casi di cancro vero e proprio con circa 1.400 donne morte all’anno!

 

Cosa provoca?

L’Hpv è responsabile, oltre che del cervicocarcinoma, di quasi tutti i carcinomi dell’ano e di circa la metà di quelli del pene, di alcuni tumori di testa e collo, oltre alla quasi totalità delle condilomatosi floride anogenitali.

 

Come si trasmette?

Solitamente per le lesioni ano-genitali, attraverso i rapporti sessuali, anche se è ammessa -seppur molto raramente- la possibilità di una trasmissione attraverso l’estensione di infezioni delle mani o addirittura attraverso oggetti fortemente contaminati. Ma generalmente il contagio avviene attraverso il contatto sessuale.
In una coppia stabile non ha senso imporre rapporti protetti, anche perché l’uso del profilattico non protegge interamente dal contagio, lasciando scoperta la radice del pene ed il pube; e inoltre anche in caso di rapporti incompleti ci può essere contagio. In caso di cambiamenti di partners invece è opportuno proteggersi. In ogni caso la diffusione del papilloma virus fa parte della vita, come per l’herpes o per i funghi: fanno parte del nostro habitat. La semplice presenza del virus non significa malattia: si cercano lesioni non l’infezione che potrebbe essere innocua e regredire spontaneamente come del resto avviene nella stragrande maggioranza della popolazione entro circa 2 anni dal primo contagio. Ecco perché effettuare il test senza opportune indicazioni specialistiche nelle giovani donne sotto i 30 anni non è significativo in quanto positivo con alta probabilità seppur non indicativo di reali rischi!

 

Come si diagnostica e come si cura?

Esiste un test apposito (“Hpv-test”) ma normalmente si cercano lesioni conseguenti all’infezione persistente da HPV. Attraverso il test è possibile identificare il tipo di Papillomavirus presente, in particolare evidenziare i tipi cosiddetti ad alto rischio, capaci cioè potenzialmente di causare lesioni a rischio di processi che nel tempo (5-15 anni) potrebbero portare all’insorgenza di un cancro del collo dell’utero. Naturalmente gli specialisti conoscono bene le lesioni pericolose e sono in grado, dopo opportuni controlli, di eliminarle senza aspettare la comparsa di una neoplasia.
Non esiste attualmente una cura medica per l’infezione, ma solo per le alterazioni, benigne o maligne, da essa eventualmente provocate. Normalmente le lesioni a rischio possono essere eliminate sia con un trattamento locale che asporti la parte malata sia mediante trattamenti distruttivi, generalmente la diatermocoagulazione (la “bruciatura” cosiddetta) ovvero la laser terapia.
La gestione delle lesioni hpv-correlate richiede in ogni caso competenza ed esperienza: quelle benigne possono essere eliminate in parte con trattamenti farmacologici oppure –come detto- mediante distruzione con laser, elettrobisturi e anche crioterapia. Le lesioni considerate a rischio tumori seguono invece la via della definizione mediante biopsia e poi il percorso conseguente.

 

Quali sono i fattori di rischio?

La circolazione del virus del Papilloma umano è pressoché inevitabile in persone che hanno una normale vita sessuale; è tuttavia evidente che un elevato numero di partners, l’assenza di minime precauzioni come l’uso del profilattico (che comunque non protegge al 100 per cento, lasciando scoperta la base del membro maschile ed il pube) possono favorire il contagio: L’utilizzo di farmaci ovvero malattie che deprimono le difese immunitarie naturalmente facilitano l’infezione virale.Il fumo di tabacco è una causa favorente in quanto disturba le difese immunitarie e i meccanismi di riparazione delle cellule alterate.

 

È possibile fare prevenzione?

La prevenzione del tumore del collo dell’utero si attua attraverso 3 momenti: esiste la possibilità della prevenzione primaria mediante vaccinazione, la prevenzione secondaria attraverso lo screening (oggi pap test che verrà a breve sostituito dall’Hpv-test) e la prevenzione terziaria che riguarda le abitudini di vita e l’eliminazione dei fattori di rischio ambientali e personali.

 

Il vaccino: quando e perché farlo

Se il cancro del collo dell’utero è stato riconosciuto come un tumore maligno causato certamente dal papillomavirus ad alto rischio, il vaccino che previene questa infezione è un vaccino contro il cancro!
Il vaccino è costituito da una proteina sintetizzata in laboratorio che è simile a quella che costituisce una parte del virus Hpv e quindi riesce a stimolare la produzione di anticorpi specifici capaci di bloccare l’entrata del virus nelle cellule. Dunque non esiste alcun rischio di infezione da vaccino o di effetti negativi sul sistema immunitario. Nè i vaccini in genere possono in qualche modo abbassare le difese: al contrario, in quanto il nostro sistema immunitario è capace di acquisire capacitò di lotta a specifiche infezioni in modo praticamente illimitato.
La vaccinazione oggi è prevista per maschi e femmine al dodicesimo anno ciò in quanto tra 9 e 13 anni si ottiene la migliore risposta delle difese immunitarie e perché è presumibile che non ci sia potuto ancora essere contagio per via sessuale. E’ comunque possibile e utile vaccinarsi spontaneamente anche dopo e fino ai 45 anni di età per le femmine e fino ai 26 anni per i maschi.
Il vaccino più evoluto attualmente disponibile, il nona-valente, protegge rispetto al cancro del collo dell’utero,ai carcinomi dell’ano e di circa la metà di quelli del pene, di alcuni tumori di testa e collo, oltre alla quasi totalità delle condilomatosi ano-genitali sia nel maschio che nella femmina.
Vaccinare anche i maschi significa ridurre i rischi di contagio per se stessi ma anche per le donne.

 

Rischi del vaccino

I rischi delle vaccinazioni sono comuni e consistono soprattutto in malessere passeggero, dolore in sede di inoculazione, febbre, dolori alle articolazioni, vomito. Molto incide spesso la cattiva predisposizione e il timore di reazioni negative. Questi disturbi sono di modesta entità e durano al massimo qualche giorno. Casi di reazioni avverse più gravi sono meno comuni o eccezionali e vengono segnalati e affrontati come per qualunque farmaco che ovviamente presenta sempre delle controindicazioni e dei possibili effetti avversi e collaterali.
Sono oltre 1 milione le vaccinate ma purtroppo la campagna ottusa e irresponsabile contro i vaccini in generale ha fatto diminuire la copertura anche per questa vaccinazione che è scesa in Italia dal 71 al 56 per cento! Questo fatto è profondamente negativo in quanto il virus continua a circolare e quindi manca la cosiddetta immunità di gregge cioè la popolazione a rischio è globalmente più esposta al contagio.

 

Tre raccomandazioni per le adolescenti.

  • Usare sempre il profilattico con partners non ben conosciuti;
  • Controllare periodicamente i propri genitali (anche con l’uso di uno specchietto) ed effettuare almeno una volta all’anno una visita ginecologica eseguendo gli accertamenti eventualmente suggeriti;
  • Non fumare tabacco o assumere droghe (il primo deprime il sistema di difesa dell’organismo le seconde abbassano la vigilanza e la percezione del rischio anche nell’attività sessuale).

 

 

Dott. Carlo Maria Stigliano

Direttore Scientifico Ginecologia Preventiva